Gli altri della medesima setta furono condannati in danari e confinati a tempo, cioè messer Sinibaldo Donati fratello di messer Corso, messer Rosso dalla Tosa, messer Giachinotto de' Pazzi e messer Geri degli Spini, tutti cavalieri famosi in quel tempo e capi delle loro famiglie. E non solamente costoro, ma alcuni altri loro consorti, e in effetto buono numero della parte de' neri, furono confinati nel contado di Perugia, e comandato loro, che non tornassero insino a tanto che non fossero richiamati dal popolo.
Dall'altra parte ancora furono condannati in danari e confinati messer Gentile e messer Torrigiano cavalieri de' Cerchi e alcuni consorti della medesima famiglia, Baschieri della Tosa, Baldinaccio Adimari, Naldo di Lotto Gherardini, Guido Cavalcanti e Giovanni Malespina. Tutti questi furono mandati a Serrezzana, e comandato loro, che aspettassero la revocazione del popolo. Ma quella parte fu prestamente revocata sotto colore di stanza e aria inferma: e non molto di poi alla tornata, morì di loro Guido Cavalcanti, singolare filosofo e per quegli tempi sommamente erudito nelle arti liberali.
Messer Corso Donati, poi ch'egli uscì di Firenze, continuato il cammino, se n'andò al sommo pontefice, per mettere ad esecuzione quelle cose che a Firenze s'era trovato a consultare. E come fu giunto alla santità sua, cominciò a stimolarlo, e con ogni istanza s'ingegnò tirarlo al desiderio suo. Era messer Corso uomo eloquente, di lieta faccia e nelle pratiche communi molto sagace. Con quelli mezzi tanto operò col papa, che si dispose a volere riformare le cose di Firenze.
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