Innanzi a ogni altra cosa parve loro di fare apparato al conquisto di Sicilia, per potere passare di là a tempo nuovo: ed essendo in questo mezzo la vernata, deliberò il sommo pontefice di mandarlo a Firenze a pacificare la città. Questo principe andò prima a Roma: e di poi, divulgandosi la sua venuta a Firenze, i reggenti della repubblica fecero molti consigli, e vari pareri erano fra loro; e quanto più s'appressava, tanto più crescevano le cure e i pensieri della sua venuta, la quale era molestissima alla parte de' bianchi che si trovavano in stato; e cacciati gli avversari, non avrebbero voluto innovare alcuna cosa. Da altra parte gli muoveva assai l'autorità del papa e della casa regale: alle quali fare resistenza, essendo reputati guelfi, pareva loro cosa abominevole. E a questo era aggiunto, che il prefato Carlo prometteva portarsi con loro umanamente, mostrando che la sua venuta era solo per il commodo e per la pace loro. Finalmente, per queste cagioni, i governatori della repubblica deliberarono di metterlo drento: ed entrando nella città, gli andarono incontro i magistrati, ricevendolo con grandissimo onore, e la gioventù fece pubbliche armeggerie. Entrò in Firenze, in calendi di novembre: e non molto di poi, parlando alla presenza del magistrato e del popolo, che s'era ragunato a sua richiesta, mostrò che la cagione della venuta sua era per mettere pace nella città: e acciocchè meglio lo potesse fare, domandò che per il popolo gli fosse dato l'autorità di comporre le cose secondo l'arbitrio suo.
| |
Sicilia Firenze Roma Firenze Carlo Firenze
|