E nientedimeno erano molti che dicevano questa essere cosa finta; alcuni altri stimavano questi tali essere stati allettati e indotti dal barone franzese. In questa congiurazione, o vera o finta ch'ella fosse, erano nominati tre nobilissimi e potentissimi cittadini: Baldinaccio Adimari, Naldo Gherardini e Baschieri dalla Tosa. E ancora messer Vieri de' Cerchi e gli altri suoi consorti erano sospetti: per opera e consiglio de' quali gli avversari dicevano, che s'era ordinato questo fatto. Tutti costoro essendo richiesti dal magistrato, e per timore degli avversari non volendo comparire, se ne fuggirono della città; e poi che erano assenti, furono sbanditi. E chi l'ebbe a fare, non contenti a questo, seguitarono senza alcuna modestia di cacciare i cittadini della parte avversa, e pubblicare i loro beni.
Dante poeta fu confinato allora per la invidia che nel suo priorato s'aveva provocato. Lui si trovava in quel tempo ambasciatore a Roma, mandato al sommo pontefice per la concordia della città: ma poi, sopravvenute le innovazioni che abbiamo detto, e le cacciate de' cittadini della medesima parte, fu ancora lui citato e confinato assente, e la sua casa data in preda, e guaste le possessioni. In questo modo adunque coloro che avevano seguito la parte de' bianchi furono cacciati; e Carlo di Valosa, stato che fu cinque mesi a Firenze, si partì, per passare in Sicilia.
La state prossima i Fiorentini e Lucchesi, messe le loro genti insieme, andarono a campo a Pistoia, perchè i bianchi, cacciati i loro avversari, come di sopra facemmo menzione, reggevano la città, e gli usciti de' Lucchesi e Fiorentini in grande numero erano rifuggiti in quella terra.
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