Il legato, ricevuto che ebbe il mandato dagli usciti e chiamato i loro sindachi, cominciò a tentare la concordia dell'una parte e dell'altra e la ritornata degli usciti. La cosa era difficile per sè medesima, e più difficile la faceva ancora lui, perchè e' tentava la ritornata di tutti gli usciti, i quali erano di più ragioni, cioè della parte de' bianchi, che erano stati cacciati di fresco, e della parte de' ghibellini, la condizione de' quali era più dura. E molte difficultà v'erano, parte per rispetto de' beni che v'accadevano a restituire, parte per le inimicizie private. E se il legato solamente avesse fatto forza di revocare i bianchi, facilmente gli sarebbe riuscita la cosa secondo il desiderio suo. Ma lui, essendo di grande animo e rifidandosi nel favore della moltitudine, fece impresa di richiamare gli usciti di tutte a due le ragioni: e volendo ottenere l'una cosa e l'altra, non ottenne alcuna delle due. E nientedimeno erano certe famiglie de' potenti che s'accostavano al legato, e, inteso il proposito suo, grandemente lo favorivano. Ancora molti popolani desiderosi di pace aiutavano questa sua impresa: e lui, avendo l'aiuto di questi tali, sperava poterla condurre.
Venendo adunque a Firenze i sindachi degli usciti, e frequentando la casa del legato, e sperando che la pratica dovesse avere buona conclusione, subitamente sopravvenne uno movimento, che disturbò tutte le cose composte: perocchè, fuori della opinione de' cittadini, fu portata la novella, che gli usciti per ordine del legato venivano con grande moltitudine per entrare in Firenze.
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