E in questa forma tutte le sue fatiche e sforzi tornarono invano. Lui sdegnato interdisse Firenze e Prato: e di poi si ritornò al sommo pontefice.
In questo medesimo anno il ponte alla Carraja, per uno grande peso di gente che v'era su ragunata a vedere rappresentazioni e feste, rovinò; e fu cagione di grande inconveniente e afflizione di molti. Era il ponte in quello tempo di legname, e non di pietre come al presente si vede.
Dopo alla partita del legato, seguirono in Firenze molte contenzioni: perocchè una parte della nobilità che s'era unita col legato aveva fatto segno d'appetire la tornata degli usciti; e eran di quelle famiglie, le quali erano reputate amiche della parte bianca. E per questa cagione s'avevano provocato gli odii dell'altre famiglie in tal modo, che partito che fu il legato, tutti gli altri della nobilità si levarono contro a loro, eccetto messer Corso Donati, il quale essendo diventato avverso di quegli che solevano essere suoi amici, si stava quietamente contro alla natura sua. Questi tali ancora due pregiate famiglie della parte de' neri gli seguivano, cioè Medici e Giugni. Crescendo adunque gli sforzi e le contese, finalmente vennero alle mani. E il principio della zuffa fu nel Garbo, appresso alle case de' Cerchi: di poi si condussero in mercato. E combattendo fra il mercato nuovo e il vecchio e intorno alla loggia dove si vendeva il grano, e cacciando l'uno l'altro ora in qua ed ora in là, Neri degli Abati, il quale, per essere inimico degli altri di casa sua, solo della sua famiglia era restato in Firenze, in quella zuffa combattendo contro a' Cerchi e gli altri loro seguaci, s'avvide che poteva fare uno grande danno agli avversarj, perchè traeva un grande vento dalla tramontana verso le case loro.
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