Finalmente conchiusero, che per lo esemplo degli altri legati, i quali erano stati cagione piuttosto d'accrescere che diminuire le discordie de' cittadini, non si dovesse ricevere nella terra.
E in questo modo Napoleone cardinale predetto, essendo recusato da' Fiorentini, se n'andò a Cesena, donde più volte tentò d'essere ricevuto, minacciando i principali cittadini colle censure: e finalmente non obbidendo, interdisse la città. Ma questo ancora giovando poco, perchè la terra già molto innanzi v'era assuefatta, diliberò di fare coll'arme, e mettere gente in punto per muovere la guerra. E per questa cagione, nel principio del seguente anno partendo da Cesena, venne per quello di Sarsina: e passato l'Appennino, si condusse a Arezzo, perchè giudicava quella città essere attissima a ragunare le genti e a fare la guerra. Fu ricevuto dagli Aretini: e oltre, agli usciti di Firenze che d'ogni luogo vi trassero, in breve tempo ragunò uno grande numero di cavagli non solamente di Toscana, ma ancora di quello di Roma e del Ducato. Con queste genti fece pensiero d'entrare nel contado di Firenze, e fare pruova di rimettere gli usciti. Ma i Fiorentini, inteso questo suo proposito, avevano messo in punto l'esercito, e richiesto gli amici e collegati d'aiuto, in tal maniera che, d'ogni luogo abbondando gente, parve loro essere tanto più forti che il legato, che deliberarono non aspettare la guerra ne' loro terreni: ma facendosi incontro in quello d'Arezzo, entrarono per Valdambra, e passato il colle, posero il campo a Gargonza, nel quale castello si diceva che poco innanzi s'erano ridotti gli usciti, e avevano trattato di ritornare in Firenze.
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