In questo medesimo anno mandarono i Fiorentini le genti in sui confini de' Volterrani, per gravissime contese che erano nate fra loro e i Sangemignanesi de' confini del loro contado, per i quali erano venuti insino all'arme. Il perchè i Fiorentini vi posero i termini secondo l'arbitrio loro, per levare via ogni dubbio e ogni contesa.
Nella fine di questo anno furono mandati da Firenze circa trecento cavalli e seicento fanti in aiuto degli uomini di Città di Castello loro amici e collegati, ai quali in quel tempo gli Aretini facevano guerra. E passarono queste genti per il mezzo del contado d'Arezzo, che fu audace e temerario pensiero. E nientedimeno ebbero prospero fine: perocchè, lasciando loro Arno dalla mano manca, e addirizzandosi per la via di Cortona e di Perugia, gli Aretini subitamente, sprezzando il numero piccolo gli seguitarono senza ordine e senza guida; e solamente, come l'appetito gli portava, rari e disordinati gli sopraggiunsero, e ricevettero quel dì alquanto di danno, perocchè fra gli altri vi rimasero morti due uomini di pregio, Vanni figliuolo di Tarlato di famiglia nobile, e Uguccione Gherardini uscito di Firenze. E perderono ancora tre bandiere, che furono loro tolte da' vincitori.
In questo medesimo anno morì il re Carlo secondo, e il regno venne a Ruberto suo figliuolo. La seguente estate i Fiorentini e collegati mandarono le genti in quello d'Arezzo: le quali congiunte insieme cogli usciti si posarono col campo appresso alla casa vecchia, e di quel luogo spesse volte combattevano la città. In questo mezzo vennero gl'imbasciadori dello imperadore Arrigo, il quale era stato nuovamente eletto allo imperio, e domandarono udienza pubblica: il perchè i priori, richiesto grande numero d'eletti cittadini, udirono questa ambasciata.
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