E pertanto, parendo loro che s'avesse a deliberare delle parzialità, giudicarono doversi accostare al re Ruberto e opporsi allo imperadore. Ma non molto di poi venne il re Ruberto a Firenze, il quale tornava di Francia dal sommo pontefice, dal quale, essendo poco innanzi morto Carlo suo padre, aveva ricevuta la corona e la investitura del regno. Questo principe, per la grazia che nella guerra di Pistoja aveva acquistata a Firenze, e per l'antica benivolenza del padre e dell'avolo, fu ricevuto nella città con grandissimo onore. Stette circa uno mese in Firenze, per unire e per confermare gli animi de' cittadini contro al terrore del nuovo principe, e fu cagione di rinnovare la lega delle città di Toscana contro alla potenza dell'imperadore Arrigo, promettendo di mandare loro aiuto quando e' fosse il tempo e il bisogno.
In mentre che queste cose s'ordinavano a Firenze, gli usciti d'Arezzo che erano alla Turrita rimasi, come di sopra narrammo, ogni dì correvano insino alle mura d'Arezzo. Ma quegli di drento, non potendo più sopportare questa assidua molestia, deliberarono di combattere questo luogo. E perchè la resistenza degli usciti si faceva grande, e le guardie che v'erano drento per forza non si potevano vincere, deliberarono d'averlo per fame e per assedio, stimando quello che era, ch'egli avevano poche vittuvaglie, ma che dì per dì se ne fornivano dalle castella vicine. Con questa speranza posero il campo a questo luogo, e continuamente con varj tormenti lo combattevano. I Fiorentini adunque, veduto il pericolo grande de' loro collegati, mandarono gente d'arme a cavallo, e ragunarono fanti delle castella vicine per levare l'ossidione.
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