Gli usciti fiorentini stavano adunque con certissima speranza di vittoria. Da altra parte, la città era in grande tremore, e attendeva a ristringersi co' collegati, e ragunare gente e afforzare le terre. E al fare queste cose dette loro grande occasione il soprastare che fece lo 'mperadore circa uno anno intero in quello di Milano, di Brescia e di Cremona.
Nel principio del seguente anno fu fatta una provvisione nella città circa alla tornata degli usciti molto salutifera: perocchè, essendo la moltitudine grande e per diverse cagioni fuori della terra, tutti si stimava dovessero ricorrere a Arrigo imperadore per il desiderio del tornare; e volendo diminuire questa moltitudine, deliberarono per pubblica autorità di rivocare coloro che non erano molto nimici a quello presente reggimento, e la tornata loro non era pericolosa. Fu dato adunque autorità dal popolo a' priori insieme con dodici cittadini, che nominassero quegli che paresse loro da rivocare, e provvedessero alla pace e alla concordia della città. Era nel numero dei priori messer Baldo Aguglione dottore di legge, il quale avendo privato odio inverso alcuno degli usciti, come spesse volte simili uomini sono sottili e inventori di modi d'offendere quando vogliono, vide che in questo beneficio commune del popolo v'era la via da potere nuocere: e questo era, se nella provvisione non fossero nominati coloro a chi si dava il beneficio, ma piuttosto quegli e quelle famiglie a chi e' si toglieva, acciocchè perpetualmente fossero notati dalla legge.
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