Di poi, passando pel mezzo della città, si posò col campo in sul monte Aventino.
I Fiorentini, udite le contese e gli sforzi che si facevano a Roma, per dare favore alla parte amica, vi mandarono cinquecento cavalli e mille fanti molto bene a ordine. Mandarono ancora i Sanesi e Lucchesi e altri confederati secondo la facultà e disposizione di ciascuno. Molte zuffe si fecero in questo tempo a Roma: perocchè, essendo fra le mura d'una città ragunate tante genti nimiche, e essendo il popolo romano diviso secondo le parzialità, quasi ogni giorno per le vie e in su' canti delle strade si combatteva. Durò questa contesa circa di tre mesi. Finalmente, non potendo lo 'mperadore conducersi alla chiesa di San Piero nel Vaticano, dove erano consueti gli altri principi coronarsi, perchè la parte avversa essendo più potente lo teneva lontano da questi luoghi, contro alla degnità dello imperio, cedendo loro, prese la corona a San Giovanni Laterano, e di poi sdegnato se n'uscì della città, e andossene a Tivoli. Era l'imperadore, per la resistenza che gli era stata fatta a Roma, grandemente irato contro a' sua avversari, e specialmente contro al re Ruberto e Fiorentini, i quali reputava capi delle ingiurie che gli erano state fatte. E non vedendo di potersi vendicare così prestamente contro al re Ruberto, avendo le genti stracche per le lunghe contese, si volse contro a' Fiorentini: e per il contado di Todi e del Ducato, passò in Toscana, e continuando il cammino per quello di Perugia, di Cortona e d'Arezzo, venne a dirittura a Firenze.
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