E non vi stette sanza molestia, perocchè Sanesi, Colligiani e Sangimignanesi vicini a Poggibonizzi continuamente lo nfestavano, e lui similmente faceva d'ogni ragione danno in su' loro confini.
In questo tempo i Fiorentini, avendo il paese guasto intorno alla città, e molte terre che s'erano rebellate facendo loro guerra, ed essendo il nimico potente e disposto secondo la fama di fare a tempo nuovo maggiore sforzo, furono costretti per il pericolo grande rifuggire al re Ruberto per aiuto. E per questa cagione vi mandarono due oratori: messer Iacopo de' Bardi di famiglia nobile e Dardano Acciajuoli, uomo in quel tempo di grande autorità nella repubblica. Questi due se n'andarono prima a Siena, e poi a Perugia, e dall'una città e dall'altra ottennero ambasciadori che andassero di loro compagnia. E sopravvennero ancora gl'imbasciadori de' Lucchesi e Bolognesi: e tutti questi insieme s'appresentarono al cospetto del re, e dimostrando in quanto pericolo si trovavano le città di Toscana, domandarono aiuto. Il re, commendato la fede de' Toscani, disse che voleva essere capitano alle loro città, e personalmente venire al loro soccorso, se le occupazioni del regno lo lasciassero; ma in questo mezzo manderebbe Piero suo fratello con gente d'arme a cavallo. La qual cosa significata a Firenze sollevò gli animi di tutti, e in tante afflizioni dette grandissima speranza. Ma poco di poi, questo loro conforto si diminuì assai per la domanda del danaio che fece il re, cioè il soldo di tre mesi per le genti che mandava.
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