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      Questi patti vi furono nominatamente; dell'altre cose quasi tutte fu lasciato al re l'arbitrio libero. Questo decreto ed elezione fu mandata a messere Iacopo de' Bardi e Dardano Acciajuoli oratori predetti, che in quel tempo erano a Napoli; e fu commesso loro, che la presentassero al re, il quale lietamente l'udì e accettò. E uno primo atto che fece di non molta importanza gli acquistò grande benivolenza de' cittadini: perocchè i priori che s'erano trovati a fare al re questa elezione avevano domandato per loro, e per loro fratelli e congiunti, esenzioni e privilegj fuori della deliberazione del popolo; e lui, approvate tutte quelle cose che si contenevano nel decreto, solamente la domanda de' priori recusò in tale modo, che co' gesti e colle parole dimostrò quanto fosse reprensibile la presunzione e disonestà loro. E di questo ne crebbe di grazia e fama appresso i cittadini, parendo loro che fosse vôlto come giusto principe piuttosto all'onestà della cosa che al piacimento degli uomini. E in questo modo si ritrovavano in quel tempo le cose della città.
     
      L'imperadore, come abbiamo detto, era a Poggibonizzi: e gl'imbasciadori del re Federigo, che in quel tempo teneva la Cicilia, vennero a lui, portandogli nuova materia di guerra, della quale, facendoci più innanzi, qui appresso diremo. Quando l'imperadore si trovava a Roma e drento nella città gli furono date assai molestie, fece lega e parentado con Federigo re di Cicilia. E principalmente si mossero a fare questo, per vendicarsi contro al re Ruberto e privarlo del regno: perocchè questa via sola pareva loro atta a conducere ogni disegno, se il re Federigo si collegasse collo imperadore, e sì grandi potenze s'unissero insieme.


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Istoria fiorentina
di Leonardo Bruni
Le Monnier Firenze
1861 pagine 852

   





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