Finalmente, dopo una grande occisione, furono rotti i Fiorentini e messi in fuga: e dalla parte loro e de' loro collegati più di dumila vi rimasero morti; e infra costoro fu morto Piero fratello del re Ruberto e uno figliuolo di Filippo chiamato Carlo; e appresso, il fiore della nobiltà fiorentina. Il resto del campo per diverse vie e in diversi luoghi si fuggirono; molti ancora ne' paduli vicini annegarono. Filippo, avendo perduto il fratello e il figliuolo, mescolandosi fra quegli che fuggivano, scampò: e quel dì, perchè era oppressato dalla febbre, non s'era adoperato nella zuffa, nè aveva potuto fare l'officio del capitano. Uguccione ancora non ebbe la vittoria sanza perdita e occisione de' sua, perocchè Francesco suo figliuolo, che si trovò con quegli dinanzi, fu morto nella zuffa, e quasi tutta la prima schiera fu oppressata e distrutta.
Dopo a questa battaglia, gli uomini di Montecatino, diffidandosi d'ogni sussidio, dettero il castello al vincitore. La città di Firenze avendo ricevuto questa rotta, non tanto provvedeva a' rimedj quanto riguardava la maestà del re, sperando che per la calamità de' sua si dovessi muovere prestamente alla vendetta. Ma il re, o per la sua prudenza o per essere lento, non si risentiva come era l'appetito e desiderio degli uomini: e pertanto erano alcuni che cominciavano a calunniare la maestà sua, e finalmente dicevano in palese, che per la colpa de' suoi capitani s'era ricevuta quella rotta e che si voleva cercare uno principe di maggiore animo.
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