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      Essendo dall'una parte il sospetto della guerra aretina, dall'altra parte di quella di Castruccio, e vedendo i Pistolesi spiccati dalla lega, si deliberò raunare l'esercito generale, per intendere gli animi degli altri confederati. E pertanto, come se occultamente si trattasse qualche cosa grande, si comandarono tutte le genti, che a' sette di luglio fossero in arme; e similmente richiesero gli aiuti de' collegati, i quali si raunarono più copiosamente che alcun'altra volta: e tanto fu il concorso d'ogni uomo, che molte migliaia di cavalli e fanti si trovarono insieme al tempo ordinato. La qual cosa sollevò gli animi de' cittadini che niente più temevano, e spaventò la parte avversa, che udito questi apparati, e non sapendo la cagione, e alcuni divulgando, ch'egli era trattato in Pisa, alcuni in Arezzo, alcuni in Lucca, in effetto ognuno temeva e stava attento a' fatti sua. Ma non molto di poi, commendati e ringraziati i collegati, come se le cose non riuscissero, licenziarono gli aiuti che se ne tornassero a casa.
     
      Alla fine di quello anno, a stanza di papa Giovanni, mandarono i Fiorentini da capo gente in Lombardia: perocchè, essendo il re e il papa occupati nella guerra di Genova, e trattandosi della commune contesa delle parti, tutta Lombardia era sollevata; e similmente pareva, che la guerra di Toscana dipendesse da quella, per rispetto che i nimici del re e del papa avevano mosso Castruccio a pigliare l'arme in Toscana. Il vescovo Guido degli Aretini, benchè non si scoprisse apertamente, nientedimeno si sentiva ogni dì, che fabbricava cose assai contro agli amici e confederati de' Fiorentini, e che dipendeva tutto dal favore della parte avversa.


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Istoria fiorentina
di Leonardo Bruni
Le Monnier Firenze
1861 pagine 852

   





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