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      Fa prima di provarmi questo, e io facilmente concederò ogni altra cosa. Ma insino a tanto che questo non mi proverai, benchè mille volte fossi stato in campo, non giudicherò mai che tu debbi esser rivocato. Perocchè, se l'essere stato nell'esercito è di tanta importanza, che gli usciti ancora contro alle leggi si debbino rivocare, che premio daremo noi a' cittadini nostri, i quali, non avendo commesso alcuno errore, furono popolarmente nel medesimo campo? In effetto, il mio parlare si riduce a questo, che quando bene gli usciti avessero fatto ogni cosa laudabilmente, nientedimeno non si debbono rivocare. Ma, se dopo la promessa fatta, e' sono venuti armati contro la patria, e hanno assediato le porte, che si può dire di loro? Credono eglino sì presto sia uscito di mente al popolo, come il dì che si lasciarono drieto l'esercito de' buoni cittadini, vennero a occupare e oppugnare la patria, la quale credettero trovare spogliata di difensori? Facevano eglino sì poca differenza fra i nimici e i cittadini, che certamente, se le porte e le mura non gli avessero ritenuti, ci sarebbe suto necessario non con parole, come ora, ma con ferite e con arme disputarne. E ardiscono di dire, che se non saranno restituiti, la città n'avrà vergogna: i quali se saranno rimessi, ne seguirà grandissimo vituperio alla repubblica. Io adunque, acciocchè brevemente faccia conclusione di mio parere, consiglio, che non si debbono rivocare, o veramente perchè la promessa non fu valida, o se pure fosse valida, loro per nuova colpa hanno fatto in modo, che non debbono essere restituiti.


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Istoria fiorentina
di Leonardo Bruni
Le Monnier Firenze
1861 pagine 852