Di poi andò a campo a Cappiano castello vicino, e, quasi otto dì poi che lo cominciò a combattere, lo prese. Appresso andò a campo a Montefalcone, che similmente è vicino al padule, e nel medesimo modo gli si dette. Divulgandosi la fama ogni dì della prosperità de' Fiorentini e dell'avversità del nimico, i collegati si misero a mandare aiuto. I Sanesi, oltre a dugento cavalli che da principio avevano mandati, n'aggiunsero degli altri e più secento balestrieri. Mandarono ancora alcune famiglie principali di Siena dugento cavalli in loro privato nome. Da' Perugini, Bolognesi e Volterrani e altri confederati che avevano sentito il medesimo romore sopravvennero ancora genti: delle quali tutte insieme si fece un grande e copioso esercito di gente d'arme a cavallo e di fanti circa ventimila. I Fiorentini, preso le castella e fortezze del padule e vicine a quello, deliberarono d'andare più innanzi e posero campo ad Altopascio. Questo castello, oltre allo essere forte pe' fossi e per le torri, era ancora fornito di cinquecento fanti. Stando adunque il campo in questo luogo, e andando la cosa per la lunga, cominciò gran parte dello esercito per il luogo paduloso e per la gravita dell'aria a infermare: e per tutto si vedeva grande numero di gente ammalata, e molti ne morivano, molti domandavano licenza al capitano. Questa cosa nel principio abbattè assai il vigore dell'esercito fiorentino: e nientedimeno il capitano deliberò di perseverare nella ossidione e sopportare ogni difficultà. Ma quegli che erano assediati si rifidavano nella fortezza del luogo, e molto più nella speranza e presenza di Castruccio: perocchè lui, come intese la subita partita de' nostri dal castello di Tizzano, e come avevano passato il padule, afflitto di pensiero e di dolore, deliberò di tornare a Lucca.
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