Questa sua varietà, disse Castruccio, non è cosa nuova, nè al presente la prima volta si dimostra: perocchè costui solo è cagione, che Firenze sta in suo stato, e non è stata già molto innanzi distrutta. Aveva quella città ricevuta una grande rotta, e io m'ero condotto colle genti in sulle porte; il popolo assediato non aveva, frumento, nè poteva lungo tempo la fame sopportare: il perchè si sarebbe assediata e presa senza fatica, se questo uomo, richiesto e pregato da me, fosse venuto dalla parte di sopra a strignere la ossidione. Quella impresa allora ricusata da costui che ha ingannato e abbandonato la propria parte, dà al presente queste molestie al nuovo principe: e come allora volle salvare Firenze, così ora ha per male, che i Pisani vengano nella nostra podestà. Tu adunque, signore, non debbi guardare al vescovo Guido, ma a quello che è utile a te.
Il vescovo, rispondendo a queste cose, disse: "che non si vergognava punto della sua progenie, e come egli era noto e manifesto, come essendo Castruccio povero e bisognoso, appresso agli Aretini ebbe dalla sua famiglia il sostenimento della vita; e che la cagione, che non era venuto allo assedio di Firenze, era per rispetto della pace che in quel tempo aveva co' Fiorentini, la quale senza mancamento della sua fede non gli era lecito di rompere; e che era sempre stato di questo animo, che il giuramento e la fede data ancora al nimico si dovesse osservare. E se tu, Castruccio, come ingannatore e maligno rompesti la pace a' Fiorentini, non la dovevo però io violare.
| |
Castruccio Firenze Firenze Pisani Guido Castruccio Aretini Firenze Fiorentini Castruccio Fiorentini
|