In questo tempo Castruccio, continuamente ogni dì e ogni ora ricercando con grande sagacità quello che si potesse fare, venne in grande speranza di racquistare Pistoja per le cagioni che appresso diremo. Poi che Pistoja fu presa e messa a saccomanno, trovandosi spogliata d'ogni cosa, nacque controversia tra Filippo condottiere di Carlo e i Fiorentini. Perocchè lui voleva che i Fiorentini provvedessero del pubblico della vittuvaglia e altre cose necessarie per la guardia di quella terra: loro rispondevano, che per Carlo e non per sè s'era acquistata la terra di Pistoja; e che avevano promesso di dargli ogni anno dugento migliaja di fiorini, i quali avevano già pagati; e non essere ragionevole che, oltre a quello che eglino erano rimasti d'accordo, affaticare il popolo; ma piuttosto lui, che aveva spogliata Pistoja d'ogni cosa, dovere ristorare e fare i provvedimenti necessarj alla conservazione di quella terra: perocchè egli era cosa indegna, che avendo vuoto Pistoja, lui avessi la preda e volesse che altri la riempiesse. Filippo da altra parte diceva: che le cose acquistate, secondo la ragione della guerra, erano consuete essere de' soldati; e che gli pareva avere fatto abbastanza avendo con suo pericolo tolta quella città al nimico; e che la preda che i soldati avevano presa gli parrebbe cosa ingrata di domandare che la restituissero. Queste contese erano cagione, che vittuvaglia non si portava quanto era di bisogno, e non si provvedeva all'altre cose opportune. Castruccio adunque, avendo notizia di questo disordine, e parendogli che la contesa de' nimici fosse suo guadagno, ordinò che i Pisani e Lucchesi facessero un grande numero di gente, e con quello esercito subitamente andò a campo a Pistoja.
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