Circa questo medesimo tempo morì ancora Galeazzo Visconti, il quale innanzi aveva tenuto il dominio di Milano e d'altre terre di Lombardia molte, grandi e simili a uno regno. E poi che egli ebbe perduta la signoria, se n'era ito a Castruccio, e trovatosi con lui nello assedio di Pistoja e ammalato nel campo, si fece conducere a Pescia, e in quella terra si morì.
Di Castruccio rimasero due figliuoli, Arrigo e Galerano: i quali essendo ancora giovanetti e teneri a sopportare tanto peso, il padre gli aveva lasciati sotto la tutela della madre e degli amici. Questi loro tutori, celando la morte di Castruccio, con nuove genti occuparono Pisa, dubitando che se i Pisani avessero sentore, non pigliassero partito di ribellarsi. E non era la suspizione vana: perocchè i Pisani malvolentieri sopportavano il dominio di Castruccio. Corsero adunque la terra, e in alcuno luogo scacciarono il popolo, e per forza d'arme confermarono il dominio a' giovanetti: e di poi si pubblicò la morte di Castruccio, e fecionsi l'esequie con grande magnificenza. La novella della morte di Castruccio venne a notizia di Lodovico, quando egli era in colloquio con quegli dell'armata: e per questo subitamente mutò consiglio, e lasciato addrieto ogni altra cura, lungo il lito del mare n'andò a Pisa. In questo modo la città di Firenze non tanto per ajuto umano quanto per beneficio divino fu liberata da uno grande e imminente pericolo.
La morte di Castruccio udita a Firenze fra la speranza e il timore a fatica si credeva: ma poi che continuamente rinfrescò la novella, tutti gli animi si volsero a grande letizia, e cominciarono a pensare non tanto al difendersi, quanto all'offendere: perocchè, tolto via questo ferocissimo inimico, sprezzavano Lodovico e gli altri suoi seguaci.
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