Di qui seguì, che Lodovico si condusse a Lucca, dove, levandosi il popolo alla sua presenza e accusando la tirannide di coloro che erano fautori de' figliuoli di Castruccio, tolse il governo ai giovanetti, e mise per suo vicario a Lucca uno de' suoi baroni: appresso, comandò a Pisani e a' Lucchesi, che godessero grande somma di danari, quasi in premio d'avergli liberati da' tiranni.
Mentre che queste cose si facevano in Toscana, Carlo figliuolo del re Ruberto, ammalato, a Napoli si morì: e i cittadini di Firenze, liberati dal suo governo, ripresero di nuovo la repubblica, e con buona speranza si volsero al reggimento di quella. E senza dubbio era già venuto loro a tedio l'avara cupidità di quelli di Puglia e di Campagna, i quali ogni cosa riducevano al danajo. E benchè il favore della casa regale giovasse loro in molte cose, nientedimeno Firenze (che non si può negare) fu loro una abbondantissima materia, donde e' trassero grande copia di danari, in forma che chi facesse conto dal primo Carlo re di Sicilia insino a questo Carlo di chi al presente diciamo de' danari che si consumarono, parrebbe cosa incredibile, che uno popolo solo avesse potuto supplire a tanti pesi. I cittadini adunque, pigliando l'amministrazione libera della repubblica, provvidero a quelle cose che giudicarono essere necessarie: ordinarono lo squittinio de' loro magistrati di uomini eletti e approvati per i loro partiti per due anni; appresso, diputarono due consigli a diliberare le cose di maggiore importanza: l'uno era scritto popolare, e l'altro che partecipava della nobilità e del popolo fu chiamato commune.
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