In questo mezzo i Pisani, per le difficoltà sopravenute perdendo la speranza d'avere Lucca, fecero pace co' Fiorentini. Le condizioni e capitoli furono quasi quegli medesimi che erano stati nella pace di prima. Dopo queste cose, essendo di nuovo recata la pratica di Lucca e rifiutata dalla città, le genti tedesche all'ultimo per una certa quantità di pecunia la dettero a uno genovese di casa Spinola di nobile famiglia, e più abbondante di ricchezze che non suole essere ne' cittadini privati, e sì lo messero insieme colle genti che menò alla guardia nella fortissima rôcca edificata in quella terra da Castruccio. Questo Spinola adunque, ricevuta la città e fattosi i cittadini benevoli, desiderava la pace co' Fiorentini: ma loro da questo proposito erano alieni per la speranza e desiderio che avevano di prendere Lucca. E pertanto, nè prima avevano sofferto che i Pisani v'entrassero, nè allora avevano pazienza della impresa fatta di questo Spinola: onde, ricusata la domanda della pace, cominciarono a strignere Monte Catino e a incitare altre castella del contado di Lucca alla rebellione e a promettere ajuto a chi si ribellasse. I Lucchesi adunque e questo degli Spinoli, vedendo la guerra manifesta, e deliberando di fare qualche pruova del loro ardire, trassero fuori le genti contro a uno castello che in quegli giorni s'era ribellato: e riuscì loro il disegno, perocchè riebbero il castello per forza con molta occisione de' loro nimici. Tornarono di poi a Lucca con molta letizia, e deliberarono di soccorrere Monte Catino: e per questa cagione misero a ordine maggiore numero di gente a piè e a cavallo; ed era fama, che gente assai veniva di Lombardia mandata da Lodovico in loro favore.
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