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      Da altra parte i nimici, messa in battaglia tutta la loro gente econfortato ognuno, distribuirono i luoghi, e con un grande émpito da più parti andarono a combattere le munizioni del campo. I Fiorentini con quel medesimo émpito corsero a difenderle. Il romore e le grida furono grandi dall'una parte e dall'altra: ma i nimici che entravano bene innanzi non solamente dalle balestre, ma ancora da' sassi che erano gittati dallo steccato erano offesi; e quando eglino si conducevano allo argine, si trovavano impediti da' rami degli alberi intrecciati, e appresso l'altezza del fosso e l'acqua che v'era dentro toglieva la speranza d'ogni loro sforzo. Per le quali difficoltà levarono il pensiero di potere entrare dentro per forza, e deliberarono d'usare l'artificio e lo ingegno. Era il fosso, come abbiamo detto, disteso per la pianura e lungo circa sei miglia, ma cominciava da quella parte che guarda inverso Pistoja e dal colle che è posto verso il castello della Serra. Questo principio e capo del fosso quanto più era discosto dal nimico, con meno diligenza si guardava. I nimici adunque, avendo notizia per spie di questa cosa, mandarono di notte una parte delle loro genti che assaltassero questi luoghi d'improvviso: e da altro canto, per levar via ogni sospetto, in sul fare del dì andarono a combattere le munizioni del campo, e d'industria fecero maggiore sforzo che avessero fatto ancora. Dandosi la battaglia, ed essendo gli animi d'ognuno intenti alla zuffa, le genti de' nimici che erano state mandate di notte, come dicemmo di sopra, uscirono dall'aguato, e per quello luogo che era sfornito di guardie entrarono dentro.


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Istoria fiorentina
di Leonardo Bruni
Le Monnier Firenze
1861 pagine 852

   





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