Spinola adunque e i Lucchesi gli mandarono ambasciadori e dettongli Lucca; e lui s'obbligò di dare loro ajuto e liberarli da quel pericolo. Questa impresa, benchè gli paresse da conducerla coll'arme, nientedimeno, volendo provare innanzi la via più umana, mandò suoi oratori a Firenze a significare, come la città di Lucca s'apparteneva a lui, e benignamente domandare che si levassero da campo. La qual cosa essendogli negata, si volse alla forza e all'arme, e messo che ebbe in punto le genti, pubblicò la 'mpresa di Toscana. I Fiorentini, oltre alla turbazione che eglino avevano di questa cosa nuova e non pensata, dava loro assai grande molestia la discordia nata nello esercito, per la quale i soldati condotti, sprezzando la reverenza del capitano, avevano fatto incendj e occisioni senza alcuno riguardo. Il perchè, erano insospettiti l'uno dell'altro in modo, che eglino del capitano, nè il capitano di loro si fidava. E di già alcuni s'erano incominciati a fuggire del campo. Parendo loro pericoloso a aspettare il nimico, come sentirono che il condottiero del re s'appressava colle genti d'arme a cavallo, abbandonata la ossidione, si ritrassero quasi cinque mesi di poi che v'erano iti a campo. In questo modo la impresa prima del popolo fiorentino al conquisto di Lucca, piena di buona speranza, tornò vana, e seguinne maggiori contese con danno e pericolo de' Fiorentini, che furono quasi le pene de' loro mali consigli. Alquanti giorni di poi che il condottiere del re fu venuto a Lucca, corse nel contado di Firenze con mille dugento cavalli e dumila fanti: e benchè ella fosse cosa temeraria, nientedimeno succedette a suo proposito, perocchè, stando tre dì in su' terreni de' Fiorentini, facilmente potevano essere interchiusi; ma non avendo ostacolo, scorsero il paese, e in ultimo se ne partirono con una grande preda.
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