E ebbe tanta forza lo sdegno e la speranza della utilità, che coloro i quali erano già stati asprissimi nimici, si congiunsero insieme in confederazione e amicizia. I capitoli furono questi: che, quando bisognasse, ajutassero l'uno l'altro con tutte le forze; e in questo mezzo per fare la guerra avessero in arme tremila cavalli: de' quali i Fiorentini fossero obbligati averne in punto secento e il re Ruberto altrettanti, e Mastino tiranno de' Veronesi ottocento, e Azzo Visconti secento: i principi di Ferrara, che erano ancora loro venuti in questa confederazione, ne dessero dugento, e altrettanti quegli di Mantova.
In questi tempi il legato faceva guerra a' Ferraresi, e aveva posto campo a Argento: il quale, poi che egli intese la lega fatta dal popolo fiorentino co' nimici, pieno d'ira e di sdegno mandò suoi oratori a dolersi a Firenze: dove, esponendo l'ambasciata, consumarono grande parte del parlare in riducere a memoria le antiche inimicizie e dannare la confederazione fatta; e finalmente domandarono, che da quella si spiccassero. A queste cose fu risposto: che il popolo fiorentino era stato innanzi a ogni altro fautore della sedia romana, e per questo tanto più si sdegnava, se alcuno de' suoi avversarj fosse favorito da quella sedia; e che nessuno si doveva maravigliare, se contro al re Giovanni figliuolo dello imperadore Arrigo, per l'antica inimicizia del padre e per la nuova ingiuria di Lucca loro avversario, si provvedevano. Con questa risposta se ne partirono gli ambasciadori.
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