Lo esercito del legato andò poi a campo a Ferrara, e a questa ossidione, oltre alle genti che avevano acquistata la vittoria, grande moltitudine de' Bolognesi e tutti i signori di Romagna per comandamento del legato vi si ragunarono. Ferrara è posta in sul Po in modo che il fiume batte quasi le mura, e di sotto alla terra si divide e fa isola, nella quale fu la terra antica; ed è opinione, che ella fusse abbandonata a tempo che la città di Ravenna gli faceva guerra, e che la moltitudine si riducesse di là dal fiume e edificasse la città. I nimici adunque si posero prima in quella isola contro alla terra: di poi, passato il fiume, posero il campo sotto le mura, e afforzati di fossi e di steccati, davano grande terrore a' Ferraresi: perocchè, essendo stati rotti poco innanzi, venendo di poi il nimico in sulle porte, si trovavano in grandissimo pericolo. I Fiorentini adunque, inteso la necessità de' loro collegati, deliberarono di mandare loro soccorso: ma era grande difficultà per rispetto che non si potevano mandare per il Bolognese nè per Romagna, tenendo ogni cosa il legato; nè ancora per quello di Modena o di Parma, avendo l'ostacolo delle genti del re. E da altra parte non volendo abbandonare la salute de' confederati, deliberarono di mandare gli ajuti per più lungo circuito, cioè pe' confini de' Genovesi e de' Milanesi. E la lunghezza del cammino fu cagione di mandare minore numero di gente. Il perchè si mandò quattrocento cavalli eletti e due condottieri della nobiltà giovani e in quel tempo prestantissimi, Francesco di Palla Strozzi e Ugo di Vieri Scali: i quali prima si condussero a Genova, di poi a Milano, e entrarono dentro nella città sotto le bandiere del popolo fiorentino: e Azzo Visconti non solamente non se ne turbò, ma liberamente venne loro incontro.
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