E non restò di crescere insino a tanto che, non potendo la città sostenerla, gittò giù le mura di verso ponente, e allora sfogò la quantità grande, e cominciò a scemare. Rovinarono per quella piena tre ponti della terra, e molti edificj e case di cittadini intorno al fiume.
Mancato che fu il timore delle acque, e essendo rimasi gli uomini come attoniti, sopravenne nuovo timore che nacque dalla nobilità. Erano di là dall'Arno potentissime famiglie; e per la rovina de' ponti si trovavano separate in forma, che d'una città pareva che ne fossero fatte due: e erano nate certe contese, che pareva che accrescessero il sospetto. Per questo timore fecero due ponti in sulle navi, acciocchè la moltitudine di là d'Arno, se fussi di bisogno, potesse avere soccorso: e fatto questo provvedimento, subito cessò la paura.
In quello medesimo anno gli oratori de' Fiorentini e de' collegati si ragunarono a Lerici in quel di Genova, per consultare delle cose communi: ed era la cagione, perchè il legato avendo ricevuta la rotta e il re Giovanni, abbandonata Italia, essendo ito di là dall'Alpi, per la prosperità delle cose era nata controversia per dividere la preda, e pareva che ella avesse a generare discordia, se non vi si pigliasse rimedio: e pertanto parve loro di provvedervi. Consultando adunque di questa cosa, finalmente rimasero d'accordo, che Cremona fosse del signore di Milano, Parma di quello di Verona, Reggio di quel di Mantova, Modena di Ferrara, Lucca de' Fiorentini; e che si procurasse a buona fede, che queste terre venissero nelle mani di costoro.
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