Appresso ordinarono di mandare oratori a Azzo Visconti e agli altri collegati della guerra di Lombardia, i quali si dolessero della perfidia di Mastino, e domandassero ajuto contro quella.
Rinnovarono ancora la lega co' Perugini e Sanesi, dubitando di quello, che era verisimile, che Saccone, per lo ajuto che avevano dato a' Perugini, non s'unisse con Mastino. Oltre alle predette cose, distribuirono le loro genti, e una parte ne posero a Monte Catino e un'altra a Fucecchio, acciocchè le genti a cavallo de' nimici, che n'era a Lucca assai grande numero, non potessero scorrere a loro modo nel contado di Firenze. In questo tempo, i Perugini, confidandosi nello ajuto de' collegati, entrarono con genti assai in quello d'Arezzo, e con incendj e con rapine fecero grandissimi danni: ed eransi accozzati con loro gli usciti d'Arezzo, i quali avevano grande sèguito in quegli paesi. E per questa cagione si ribellarono alcune terre, e cominciarono le cose degli Aretini a andare in grande declinazione, e molto gli sbigottì la perdita di Città di Castello. Era al governo di quella messere Ridotto de' Tarlati cavaliere aretino con assai numero di gente: ma alcuni di quegli che erano alla guardia, corrotti per il mezzo del danajo, si composero di dare la terra a' nimici; e il conduttore di questo trattato fu Neri da Faggiuola, che era in simili cose astutissimo. Il quale, poi che la cosa fu a ordine, secondo che s'erano composti, chiamò le genti de' Perugini; e di notte tempo si condusse alle porte di Città di Castello, e messo dentro da coloro che tenevano il trattato, che erano alla guardia delle mura, prese la terra.
| |
Azzo Visconti Lombardia Mastino Perugini Sanesi Saccone Perugini Mastino Monte Catino Fucecchio Lucca Firenze Perugini Arezzo Arezzo Aretini Città Castello Ridotto Tarlati Neri Faggiuola Perugini Città Castello
|