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      E nientedimeno, non riuscì il disegno per rispetto della astuzia del luogotenente di Lucca, il quale, avvedendosi di questo pensiero, uscì fuori con tutte le genti, e venne al Ceruglio, che è vôlto verso il contado di Firenze. Di quello luogo mostrando il suo ardire e dando impedimento alla vittuvaglia, per forza costrinse il capitano de' Fiorentini a abbandonare Lucca e ritrarsi addrieto colle genti: ma per cagione che nel riconducere lo esercito, bisognava passare sotto il nimico, fu necessario venire alle mani. Era un fosso già molto innanzi fatto per la guerra di Castruccio, che tagliava il passo dal monte al padule. Il capitano de' Fiorentini vi mandò alquanti uomini d'arme, i quali presero il fosso, e per forza ne cacciarono le guardie de' nimici; e rotti e spezzati gli seguitarono inconsideratamente insino al campo loro. Il capitano de' Fiorentini, vedendo il pensiero di costoro, fece sonare a raccolta, e mandò a comandare che si ritraessero indrieto. Ma loro, vedendosi superiori e essendo caldi in sulla zuffa, non ubbidirono alla trombetta nè al comandamento; il perchè, circondati da' nimici, furono rotti e presi la maggior parte: solamente alcuni, che con grande celerità si tirarono indietro, scamparono. Quello che portava la bandiera de' primi feritori, che era stato capo di quella temerità, fu morto quasi in sull'entrare del campo de' nimici, e la bandiera rimase loro nelle mani. Di qui seguì, che veggendosi i nimici vittoriosi, si misero prestamente con tutte le genti e con grande émpito e alte grida a assaltare il resto dello esercito fiorentino.


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Istoria fiorentina
di Leonardo Bruni
Le Monnier Firenze
1861 pagine 852

   





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