Dopo questo accordo, sette principali cittadini mandati da Firenze presero la terra con somma letizia di tutto il popolo. Erano in Arezzo, come nell'altre città di Toscana, due parti: e quella che v'era contraria allo imperio e favorevole alla chiesa, cioè la parte guelfa, essendo senza dubbio maggiore e più potente, per molti tempi governò la repubblica. Questo lo dimostrano le confederazioni antichissime col popolo fiorentino avute dopo la morte di Federigo imperadore, le quali durarono insino alla battaglia dell'Arbia. È in quella zuffa, nella quale il nome de' guelfi fu quasi spento in Toscana, che v'intervennero gli Aretini insieme co' Fiorentini: e come si vede per le pubbliche scritture, quasi maggiore numero d'Aretini vi furono morti che d'alcune altre città di Toscana collegate.
Dopo questo, il nome di Carlo fu accettato dagli Aretini e continuamente stabilito in forma, che nè il terrore di Corradino nè l'autorità de' nimici, nè la occisione degli amici veduta quasi dalle mura, gli rimosse dalla fedeltà della parte. Di poi molti anni essendo nata discordia fra la nobilità e la moltitudine per opera massimamente di Guglielmino, in quel tempo vescovo, furono cacciati i guelfi d'Arezzo; e uniti a' Fiorentini colle forze communi fecero guerra a quegli che erano rimasti nella città: nel qual tempo seguì la zuffa di Campaldino, dove il vescovo Guglielmino fu morto.
Dopo questo vescovo, la famiglia de' Tarlati molto potente prese il governo della città, e tenendo il reggimento della repubblica, la parte guelfa che n'era stata cacciata in varj tempi fu restituita, ma non però interamente, perocchè certe volte ne tornavano alcuni, e di poi in altri tempi alcuni altri, e di fuori rimanevano in esilio solamente i capi e quegli che erano di maggiore reputazione.
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