E pertanto e' giudicarono, che simili uomini si dovessero rimuovere dalle testimonianze, da' luoghi di ragione, da' pubblici onori, e finalmente dalla umana società. Il perchè si debbe da voi, Fiorentini, maggiormente considerare e avere riguardo non tanto a quello che appetiscono, quanto alla onestà e a quello che permette la ragione."
Gli oratori de' Perugini parlarono in questo modo. Il magistrato fiorentino, perchè l'ambasciata parve più arrogante che non si conveniva, deliberò di presente fare risposta, acciocchè la dilazione del tempo non gli diminuisse in qualche parte la loro degnità. E pertanto, volgendosi a' prefati oratori, disse loro: "E' c'era noto innanzi, che voi, Perugini, eravate abbondanti d'ardito e copioso parlare; e ora la imbasciata vostra manifestamente lo dimostra. Ma è necessario, nella nostra risposta, porre da parte alquanto la nostra consuetudine, e pigliare la vostra: perocchè le cose aspramente opposte non si possono dolcemente riprovare. Ma, innanzi che noi disputiamo della condizione della lega, la quale è stata violata da voi, Perugini, e non da noi, ci pare da rispondere al vostro pomposo parlare, per lo quale tutta l'opera della guerra attribuiste a voi, come se noi niente o in nessuno luogo fussimo stati. Che presunzione fu quella, o vogliamo dire che vanità, dire di noi e a noi queste cose? Che potevate voi mai sperare contro agli Aretini, se noi ci fussimo passati di mezzo, e quasi oziosi stati a vedere, e come uno spettacolo, la vostra contesa?
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