Perocchè, quali fussero le vostre e le loro forze, la battaglia che faceste insieme lo dimostrò. Voi fuste rotti e scacciati da loro: e trovandosi gli Aretini intorno alle mura vostre vincitori, vi demmo ajuto ne' vostri bisogni, che fu cagione di conservarvi. Avete voi adunque ardire d'affermare, che voi soli avete fatta la guerra? Voi dite, che da voi abbiamo ricevuto Arezzo. Oh arroganza singolare! oh intollerabile audacia di parole! Pare egli, che abbiamo ricevuto Arezzo da voi, come se non fossimo stati a alcuna parte della guerra. Che fu quello che sbigottì gli animi degli Aretini e che gli volse in disperazione, se non la guerra nostra, conciosiacosachè della vostra facessero poca stima? Dite parole quanto voi volete, perocchè egli è facile a dire: e nientedimeno la levità di quelle parole non muta la gravita de' fatti. Vegnamo ora alla fede della nostra confederazione, la quale voi dite essere stata violata da noi, chè questo piuttosto di voi si può allegare. Negate, se voi potete, avere avuti con Saccone contratti segreti di ricevere la città; avere adoperati mandati e lettere occulte e voluto prendere la terra, se l'aveste potuto fare. Che fede è questa, che integrità, o Perugini? La fede nelle confederazioni per nessuna cosa si viene tanto a violare quanto collo animo e colla intenzione: perocchè i fatti si possono reputare tali, quale è stato il proposito del facitore. La mente e la volontà è quella che s'attende per la malizia, e lo sforzo del fraudare è pieno d'ignominia e vituperazione: il quale essendo stato in voi, che ci potete voi dire o di che vi potete dolere?
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