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      Questo fatto de' Viniziani parve molto grave al popolo fiorentino; ma la necessità gli strigneva a eleggere e pigliare partito: e circa questo fecero più volte consiglio, e le sentenze erano varie. Dall'una parte pareva cosa vituperosa, che Lucca restasse al tiranno, la quale poco innanzi per fraude aveva tolta a' Fiorentini: e la vicinanza di quella era piena di timore e di sospetto. Da altra parte giudicavano essere grande e difficile cosa, essendo affannati per tante spese, loro soli continuare la guerra. Appresso, il desiderio di Pescia e di Buggiano gli tirava allo accordo: le quali due castella del contado di Lucca venendo alle loro mani, pareva loro adebolire le forze del tiranno in ogni occorrenza della guerra. Questa sentenza finalmente fu quella che andò innanzi: e fu mandato oratori a Vinegia con commissione di sconfortare la pace in quel modo fatta, e sforzarsi di riprovarla e farla rimanere indietro; e se pure i Viniziani stessero fermi in loro proposito, s'ingegnassero accrescere le condizioni in favore del popolo fiorentino, e finalmente pigliare la pace che era loro data. Gli oratori furono questi: Francesco de' Pazzi, Alessi Rinucci e Jacopo Alberti: i quali niente acquistarono, perchè i Viniziani erano ostinati nella pace. Finalmente fu consentita e ricevuta da loro con quegli capitoli che s'era fatta da prima.
     
      Dopo queste cose, essendo gli animi de' cittadini liberi non tanto dalla guerra, ma ancora dal sospetto di quella, quietamente si posarono. Se non che Mastino nella fine di quello anno venne a Lucca, e la sua venuta dava terrore insino nella pace.


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Istoria fiorentina
di Leonardo Bruni
Le Monnier Firenze
1861 pagine 852

   





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