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      La grandezza e la moltitudine de' cittadini spaventò l'animo del tiranno. E pertanto, come fu stato sospeso un poco, finalmente mandò per Antonio Adimari figliuolo di Baldinaccio, uomo di stirpe e di potenza famoso, che era del numero de' congiurati. Lui ubbidì a' suoi comandamenti, o per non avere notizia del pericolo che correva, o per fidanza della moltitudine de' congiurati. Ma essendo sostenuto, e confessando la cosa come passava, il tiranno trovò molti altri essere in quella congiura, e l'animo lo tirava ora alla punizione, ed ora al timore dei cittadini, i quali aveva trovato avere notizia di quella cospirazione. Pieno adunque d'ansietà, prese partito innanzi a ogni altra cosa chiamare le genti che egli aveva nelle castella vicine, e venne a mettere tempo di sei dì: e poi che elle furono ragunate, parendogli di potere conducere quello che pensava, fece chiamare tutti i cittadini di stima, che furono in numero di circa trecento; e la cagione diceva, per riferire e pigliare consiglio da loro della congiurazione. Ma in fatto si cercava, che come e' fossero ragunati in palazzo, d'oppressarli, e di poi fare l'altre cose più securamente. Furono nel numero de' richiesti molti de' congiurati, i quali, come accade, per la coscienza della cosa temendo il pericolo, e d'industria accrescendo il timore appresso degli altri, misero tanto sospetto, che nessuno volle ubbidire nè andare in consiglio. E in quel punto apertamente si vennero a ribellare: i congiurati si scopersero e unitamente si levarono contro al tiranno.


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Istoria fiorentina
di Leonardo Bruni
Le Monnier Firenze
1861 pagine 852

   





Antonio Adimari Baldinaccio