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      Ancora furono deputati secondo la consuetudine di prima dodici uomini al consiglio de' priori: e la riforma degli ufficj fu rifatta di nuovo per tre anni con tanta diligenza, che d'una grande moltitudine ne ottenne pochi. Ma per diminuire la potenza de' nobili, furono molti di loro fatti di popolo, che lo dimandarono di grazia: e fu concesso loro pel grande beneficio, a quegli tali che erano o di vita più modesta o di minore potenza.
     
      Fatte queste cose, e dimostrandosi dentro grande tranquillità, si volsero alla cura di fuori. Primamente provvidero di levare ogni sospetto agli Aretini, i quali per la ruina del tiranno avevano presa la libertà. E acciocchè la suspizione non partorisse qualche novità, fecero pubblica deliberazione, che ogni giurisdizione che il popolo fiorentino avesse nella città d'Arezzo, spontaneamente fusse loro rimessa: e furonvi mandati ambasciadori, che si rallegrassero con loro della libertà ricuperata delle mani del tiranno, e che portassero il decreto del popolo fatto in loro beneficio: i quali, poi che furono giunti a Arezzo, alla presenza del popolo sposero l'ambasciata, e recitarono in scritti il pubblico decreto. Gli Aretini, udendo queste cose, fecero segno di grande letizia; e deposto giù ogni sospetto, abbracciando grandemente la fede del popolo fiorentino, perseverarono nella amicizia. E non molto di poi si fece una lega, nella quale s'unirono insieme col popolo Perugini, Sanesi e Aretini.
     
      Avendo fatto da quella parte di Toscana questi provvedimenti, volsero gli animi inverso i Pisani, co' quali erano stati in guerra: e benchè la pace fusse fatta poi, nientedimeno, perchè ella s'era conchiusa per le mani del tiranno, non pareva loro che avesse obbligato il popolo fiorentino.


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Istoria fiorentina
di Leonardo Bruni
Le Monnier Firenze
1861 pagine 852

   





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