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      Nel principio del seguente anno, essendo cresciuto l'odio verso gli uomini potenti, si fecero due leggi: l'una contro a' sacerdoti molto iniqua, per la quale si derogava a tutti i loro privilegi; l'altra contro a' cittadini, e questa ancora ingratamente toglieva possessioni e beni e prerogative date loro dal popolo per qualunque merito. Le quali due leggi dimostrarono la città essere stata in quel tempo nello arbitrio della moltitudine imperita: perocchè, chi è quello che potesse pensare cosa più iniqua o più vile di questa ultima legge, se legge è da chiamare quella che reca vergogna e infamia alla repubblica? Ella è cosa vituperosa a uno privato mancare della fede, ma molto più a un popolo. E certamente non si debbe reputare utile nella repubblica quello che è contro alla dignità; perocchè la dignità scaccia da sè e non può sofferire la incostanza e la ingratitudine. Per quella legge molti che godevano il beneficio de' privilegi acquistati per virtù de' loro antichi, furono costretti con molte querimonie e doglienze degli uomini lasciargli.
     
      In questo medesimo anno, per faccende private sopravennero molti incommodi non solamente a ciascheduno di per sè, ma ancora a tutta la città. Era la famiglia de' Bardi ricchissima di tutte l'altre, e aveva le compagnie in molti luoghi; e insino a quel dì essendo stata in grande reputazione e fede appresso i cittadini e' forestieri, e avendo nelle mani le pecunie di molti, subitamente e fuori della opinione d'ogni uomo fallì. La cagione di questo disordine nacque, perchè in quel tempo essendo la guerra fra il re di Francia e il re d'Inghilterra, certi governatori della compagnia loro che stavano nella isola, avendo creduto al re d'Inghilterra grande somma di danari, condussero la cosa in luogo, che fu necessario che quella compagnia perdesse il credito.


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Istoria fiorentina
di Leonardo Bruni
Le Monnier Firenze
1861 pagine 852

   





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