Il perchè, facendo lega con costoro, prestando favore l'altre città di Toscana, si stimava, che tutte queste forze insieme sarebbero sufficienti a reprimere la potenza dello arcivescovo. E pertanto fu messa in pratica questa cosa per opera della città, e ordinato, che il legato del sommo pontefice e gli oratori di quelle signorie e delle città di Toscana si convenissero insieme: e il luogo dove s'avevano a ragunare si diputò alla città di Arezzo. In queste pratiche i Perugini, perchè erano più lontani dal pericolo, si conosceva essere più lenti che gli altri a entrare nella lega: e benchè apertamente e' non dimostrassero discordare dalla volontà degli altri collegati, nientedimanco, facendo difficoltà a ogni capitolo, nel praticare con loro, venivano a mandare la cosa per la lunga. In questo tempo, durante questa pratica, venne novella della morte di Mastino: la quale, fu cagione di fare in tutto abbandonare il colloquio che si teneva fra gli oratori de' sopradetti dominj: i quali, benchè avessero compreso la mente de' Perugini, nientedimeno avevano deliberato per loro medesimi di fare la lega. L'arcivescovo, che aveva sentito le pratiche che si tenevano in Arezzo contro allo stato suo, riputando la novella sopravenuta essere beneficio prospero e accomodato alle sue imprese, cominciò a fare concetto di maggiori cose. E pertanto andò sagacemente ricercando per Toscana e per Romagna tutti quegli della parte ghibellina, e ingegnossi di tirargli alla sua amicizia e sotto la sua tutela.
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