Perocchè i Pistolesi o si disporranno per le parole e per tanto apparecchio, o se pure eglino staranno pertinaci, si domeranno colla forza e con loro male. Io ho detto quelle cose che mi pajono utili a fare in questo tempo. Priego Iddio, che ponga nelle menti vostre ottimo e salutifero consiglio."
Questa sentenza finalmente seguendo la città, deliberò non si levare dalla impresa, ma fare ultima esperienza, che Pistoja venisse nella sua podestà. Con questo animo adunque, cominciarono a ragunare le genti, e con maggiore sforzo strignere la città di Pistoja: e in spazio di tre dì furono ne' campi più che quindici mila persone. Questa moltitudine assediando la terra, la circondarono con steccati e fossi in modo, che nessuno poteva nè entrare nè uscire. I Pistolesi da altra parte facevano ogni sforzo di mantenere e difendere la libertà, e dì e notte a questo effetto s'affaticavano. Ma innanzi a ogni altra cosa le genti che v'erano state messe a guardia dal popolo fiorentino mandarono fuori salve e senza alcun nocimento: perocchè la notte che la terra fu assaltata, erano stati fermi alla loro difesa, e di poi non avevano adoperato cosa alcuna contro alla loro fede; ma trovandosi armati dentro, s'erano stati quietamente, non dando favore nè disfavore a alcuna delle parti. Pistoja adunque in questa maniera si trovava assediata. E nientedimeno non gli era data alcuna battaglia, come si suole fare fra nimici, ma ogni giorno si trovavano a colloquio quegli di dentro e quegli di fuori. I Fiorentini gli confortavano a ricevere la guardia delle genti nella città, per levare via ogni suspizione: i Pistolesi dicevano la domanda loro non essere giusta nè onesta, nè dimostrarsi cagione alcuna, perchè dovessero avere di loro sospetto.
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