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      Il quale modo di temporeggiare essendo conosciuto che procedeva da pochi e non da tutto il popolo, prestamente mandò suoi ambasciadori con maggiore apparato a Pisa; e dette loro commissione, che addomandassero udienza pubblica nel cospetto della moltitudine. Il perchè, come furono condotti a Pisa, di licenza del magistrato parlarono alla presenza del popolo, offerendo grandissimi favori, e mostrando che se non restava da loro, avevano nelle mani la vittoria manifesta. La moltitudine de' Pisani udiva queste cose volentieri, e per sè medesima era desiderosa di concedere le domande: ma la reverenza de' governatori della repubblica gli riteneva. Allora il magistrato, volto agli oratori, disse loro: "Voi avete lodata la consuetudine antica di convocare il popolo al consiglio, perchè vi pare cosa laudabile, che egli intenda e deliberi de' fatti suoi. Ma egli è conveniente ancora, secondo l'antico costume, che egli abbia libertà di consigliare, e non tema per la presenza d'alcuno di dire apertamente suo parere. E pertanto sarà onesto, che voi diate luogo al consiglio." E così fatto, per non repugnare al magistrato, di nuovo si cominciò a proporre la domanda degli oratori. Allora Franceschino Gambacorti, capo di quella famiglia, si levò ritto, e parlò in questo modo: "Io credo avere privatamente tanta amicizia con lo arcivescovo di Milano, quanto alcuno altro cittadino pisano: perocchè ella è cominciata insino dagli antichi miei, e di poi per molti suoi meriti inverso di me e alcuni miei servigj inverso di lui accresciuta.


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Istoria fiorentina
di Leonardo Bruni
Le Monnier Firenze
1861 pagine 852

   





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