Molte cose negli uomini privati alle volte sopportiamo, e perdoniamo i mancamenti di leggerezza e tenacità ed altri simili delitti, i quali nel pubblico non sarebbero da soffrire. L'ornamento, la fede e la gravità debbono sommamente risplendere nella repubblica, perocchè il difetto d'uno o d'un altro o di pochi uomini per avventura si può fuggire: ma che la università d'un popolo rompa la fede e le sue promesse, sarebbe cosa troppo vituperosa. Questa domanda adunque, essendo contro allo onore e dignità della repubblica, benchè n'avesse a seguire grande utilità, nientedimeno non si debbe concedere. Ma se ancora si vede ch'ella non è utile, ma più tosto di grande pericolo e di grande danno, come piglieremo quella deliberazione che abbia a essere dannosa insieme e vituperosa? Chi è quel di noi tanto ignorante che non intenda, che poi che noi avremo fatta l'impresa della guerra, sarà necessario, se i Fiorentini vinceranno, che diventino più nostri inimici, e viviamo con loro continuamente in odiosa vicinità? Se saranno vinti, avremo a ricevere il potentissimo dominio dello arcivescovo. Certamente, io vorrei vedere l'arcivescovo potente e con grande imperio, e non di manco lontano dalla nostra città: perocchè, s'egli è amicissimo del popolo pisano, non stimo però, che egli abbia noi in miglior condizione che i Milanesi, a' quali e' signoreggia: tanta è la cupidità del dominare in qualunque animo altiero ed elevato! Noi abbiamo la libertà che ci hanno lasciato i padri nostri, la quale dobbiamo conservare, e desiderare i vicini nostri essere pari e eguali a noi, ma non superiori e potenti in modo, che ci possano tôrre la libertà, quando volessero.
| |
Fiorentini Milanesi
|