Il perchè Saccone ebbe facoltà senza alcuno impedimento menarne seco i prigioni perugini. Questa vittoria di Saccone e rotta di quelle genti, costrinse il popolo fiorentino a mancare di speranza e a mutare consiglio: perocchè, mancando quella parte di gente d'arme a cavallo, non pareva che ne rimanesse loro tante, che potessero porre il campo a petto a' nimici.
Restava adunque la cura di quegli che erano assediati: i quali, insino che durò la speranza che avevano della venuta del soccorso, quasi sopra le forza loro avevano fatto resistenza. Ma poi che videro la cosa andare per la lunga e la loro opinione dell'ajuto essere vana, cominciò il vigore dell'animo a mancare, in forma che non sopportavano costantemente il peso della battaglia come solevano, e massimamente perchè ogni dì si riducevano a minor numero, rispetto a molti feriti e alcuni morti; e molti ancora, per la grande fatica delle vigilie e de' ripari, erano caduti a varie infermità. Queste difficoltà degli assediati erano note a Firenze, perchè alcuni uomini di poca condizione, mandati la notte occultamente, si mescolavano fra i nimici, e recavano le lettere e l'ambasciate. Il perchè, tutti coloro che sentivano queste cose temevano che per la troppa fatica finalmente domi, non fossero vinti dalla ostinazione de' nimici. Essendo la città in questa cura, e riguardando l'uno l'altro, il primo di tutti che ebbe ardire di offerirsi della nobiltà fiorentina, fu Giovanni Visdomini, uomo di grande animo e perito nelle guerre, il quale con trenta fanti eletti si partì la notte, e pel mezzo del campo de' nimici con tutti questi compagni entrò nella Scarperia, fu ricevuto con grande letizia, e dètte speranza e animo agli assediati.
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