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      Eravi abbondantemente artiglierie e bastíe e altri edificj da combattere, e grande numero di scale. Il perchè, armati tutti e messi in squadra, con grande romore s'accostarono e posero le scale e altri istrumenti da vincere il castello. Ma quegli di dentro, come avevano di comandamento, con silenzio aspettavano la venuta loro, insino che passati i fossi entrarono sotto le mura, in forma che il nimico si maravigliava, che nessuno appariva alla difesa. Ma poi che furono condotti sotto le mura e poste le scale, allora, dato il segno, fu tanta la moltitudine di sassi e d'altre cose da offendere che furono gittati da quegli di dentro, che i nimici abbandonarono le scale e furono cacciati fuori de' fossi, e molti di loro vi rimasero morti e molti più ancora feriti. Aveva ordinato il capitano insino dal principio molte squadre, acciocchè successivamente i freschi scambiassero i lassi e affaticati, e in questo modo, se non potesse per altra via, almanco con una continua fatica vincere gli assediati. E pertanto, come le prime squadre furono ributtate, succedette la seconda: ma fu tanta la virtù di quelli di dentro, che parimente con uno medesimo vigore d'animo a' primi e agli ultimi fecero resistenza. Così, scambiate le schiere
      , spesse volte dal levare del sole insino a mezzo dì essendo durata la battaglia, e vedendo il capitano che non faceva alcuno profitto, comandò che ognuno si ritraesse. Pochi giorni di poi si fece un altro sforzo e un'altra zuffa intorno a una cava, la quale i nimici avevano ordinata innanzi con grande speranza di gittare il muro in terra.


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Istoria fiorentina
di Leonardo Bruni
Le Monnier Firenze
1861 pagine 852