E per quel timore s'erano di nuovo le città collegate.
Circa questi tempi Saccone, il quale era stato signore degli Aretini, morì nel castello di Bibbiena, molto vecchio (che passava gli ottanta anni), ma di corpo sì robusto, che insino allo estremo tempo della sua età portava l'armi, e sofferiva dì e notte le fatiche della guerra, e trovavasi presente ai pericoli e alle battaglie. Costui nella sua età fece molte cose, e ebbe varie revoluzioni, e fu assai sufficiente capitano di guerra, benchè pel troppo ardire fusse poco cauto, e per quella cagione ricevesse alle volte detrimento: alla vita civile in alcuno modo non fu atto. Gli Aretini la sua morte udirono volentieri, perchè dette loro grande terrore durante la sua vita: e avendo questa occasione, deliberarono di estirpare il resto della sua famiglia. Il perchè, non molto poi dopo la sua morte, mandarono fuori la loro gioventù, e posto il campo ad alcune delle sue castella vicine alla città, e fatte certe bastíe, ordinarono con lunga ossidione acquistarle. In questa forma la guerra si venne a rinnovare in quel d'Arezzo.
Nel seguente anno Figline fu cinto di mura. Era stato il castello molto famoso, e posto in sul monte vicino: il quale castello abbiamo narrato di sopra essere stato disfatto da' Fiorentini, e i terrazzani ridotti a Firenze e ricevuti in parte della città. E in quel mezzo tempo che egli era stato desolato, il borgo di sotto in su la via pubblica s'era accresciuto per la frequenza de' contadini e de' mercatanti: e in quel tempo rifatto di mura, venne a ritenere il nome del castello antico.
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