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      Questa domanda per gli oratori significata a Firenze fu consentita dalla città, per fuggire maggiore contesa. E pertanto, venendo i Tedeschi per val di Lamona verso lo Appennino, si fermarono una notte sotto il giogo, pigliando riposo per loro e per li loro cavalli. Il seguente dì in sul levar del sole fecero due parti delle genti loro, e una ne mandarono innanzi, e l'altra ritennero per retroguardia. La prima messa a cammino a grande ora passò a salvamento: l'altra seguì poco di poi, dove era il loro capitano Currado Lindo. Ma in quel mezzo i paesani di quelle montagne, ingiuriati la notte da' Tedeschi, s'erano ragunati insieme, e avevano presi i monti e' colli che erano sopra il cammino. Sono i passi aspri e difficili, e le vie strette e profonde per quelle valli. I paesani incominciarono a assaltare i Tedeschi: e prima furono pochi, e indi di poi vi corsero grande moltitudine. I Tedeschi, essendo ributtati dinanzi, si fermarono in sul cammino; e quelli di dietro seguitando si vennero a ristrignere nelle vie difficili, che dall'una parte v'erano le ripe del fiume e dall'altra i monti: e i paesani dal lato di sopra gettando grandi sassi nella valle di sotto, venivano a percuotere i Tedeschi stretti insieme in tal forma, che gli uomini e i cavalli erano oppressati, e non giovava loro nè l'arme, nè alcuna prodezza. E nientedimeno presero per unico rimedio, che una parte per comandamento del capitano scese da cavallo (che erano la maggiore parte balestrieri), e colle grida e colle verrette s'ingegnavano di ributtare i paesani.


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Istoria fiorentina
di Leonardo Bruni
Le Monnier Firenze
1861 pagine 852

   





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