Messer Piero da Farnese, mosso da questa vergogna ricevuta, che le prime cose gli erano succedute con poco onore, entrò col resto delle genti nel contado di Pisa, sdegnato co' nimici e seco medesimo, con fermo proposito di combattere, perchè nient'altro non pensava se non come si potesse valere del danno ricevuto. E questo suo pensiero baldanzoso e poco considerato gli succedette con prosperità: perocchè, non essendo molto lontano da Pisa, riscontrò le genti d'arme de' Pisani a piè e a cavallo e il popolo drieto che era uscito fuori, e vennero alle mani. Finalmente si fece la battaglia varia: e in ultimo la virtù e lo ardire di messer Piero Farnese fu cagione di rompere i nimici, e con grandissimo danno de' Pisani ottenne la vittoria. In quella zuffa fu preso il capitano de' Pisani, e le bandiere loro con grande moltitudine di prigioni vennero nelle mani del vincitore: i quali prigioni, capitano e bandiere, messer Piero con grande gloria condusse a Firenze. Per le quali cose essendogli dal popolo offerta una corona d'alloro, la ricusò dicendo, che quella si richiedeva a maggiore trionfo. Ritornato di poi nel contado di Pisa con maggiore apparato che prima, non si potè contenere, che non andasse insino alle mura di Pisa; dove, fatte alcune scaramucce in sulle porte, e rotti e cacciati dentro i nimici, fe' battere le monete d'ariento in quel luogo con una volpe a rovescio, che era il segno che usava messer Piero.
Circa questo medesimo tempo Barga, che era stata assediata da' Pisani, fu liberata: perocchè, essendo mandate dal capitano alquante genti a cavallo, i terrazzani, preso animo per la novella della vittoria, uscirono fuori del castello, e con grande ardire assaltando i nimici, furono tanto superiori, che li ruppero, e uniti co' nostri, presero le bastíe. In questa maniera, per la prosperità seguìta in ogni luogo, cresceva continuamente la gloria e reputazione della città.
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