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      Fu di poi aspettata la venuta loro con tanto pensiero, che ogni cosa che si scopriva da' luoghi di sopra si stimava che fossero i nimici. Ma avendo aspettato invano alcuni dì, e deposta la paura e assicurati i cittadini, gl'Inglesi colle genti proprie, lasciati i Pisani a Fighine, sopravennero una notte di subito e d'improvviso, che prima si trovarono nel piano di Ripoli due miglia presso alla città, che si sentisse cosa alcuna di loro venuta: dove levato il romore, n'andò insino a Firenze, e svegliati i cittadini, con grande spavento corsero alla porta, e in sul fare del giorno fermarono le genti innanzi alla porta, ordinando e pensando solamente, come si potesse per allora fare resistenza a' nimici, e che non s'andasse più oltre. I nimici, fatto gran preda e preso grande numero di prigioni e arse molte ville negli occhi de' cittadini, senza alcuno impedimento, finalmente si partirono.
     
      Non molto di poi quella medesima compagnia degl'Inglesi scorse insino alle mura d'Arezzo, mettendo a sacco il paese in tal maniera, che in uno medesimo tempo si diceva, che ell'era a Fighine a alle mura di Firenze e d'Arezzo, e d'ogni luogo conduceva preda: e non v'era cosa di maggiore terrore, che udire il nome degl'Inglesi. Ma essendo al fine della state, deliberarono di tornare a Pisa; e dubitando, per essere carichi di preda e di prigioni, non essere impediti ne' luoghi difficili dove avevano a passare, usarono tale finzione. Mandarono a significare a Firenze, in quel medesimo modo come avevano fatto quasi un mese innanzi, che a dì tredici di dicembre verrebbero a San Salvi: e pertanto invitavano i priori fiorentini alla solennità della messa.


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Istoria fiorentina
di Leonardo Bruni
Le Monnier Firenze
1861 pagine 852

   





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