Oltra di questo, promisero di dare a' Fiorentini centomila fiorini in dieci anni, ogni anno dieci. Appresso, fu ancora questa parte onorevole, che lo esercito de' Fiorentini alla conclusione della pace era ne' terreni dei Pisani; e la pratica di quella fu tenuta nel castello di Pescia, luogo sottoposto a' Fiorentini. Tutte queste cose facevano la pace onorevole: e nientedimeno il popolo fiorentino la sopportò tanto mal volentieri, che a fatica si potè contenere di mettere le mani addosso a Carlo degli Strozzi, il quale si diceva essere stato autore e operatore di quella pace.
Essendo posto fine alla guerra pisana, Carlo imperadore tornò in Italia, chiamato da papa Urbano, per valersi contro a messer Bernabò, perpetuo nimico della chiesa: e avendo ordinata la passata sua, questo sommo pontefice domandò a' Fiorentini, che gli mandassero suoi ambasciadori. Furonvi mandati quattro de' principali della città: i quali il papa con molte parole confortò, che per sua parte richiedessero il popolo fiorentino a fare lega insieme contro a messer Bernabò. Questa domanda significata a Firenze dagli ambasciadori, dopo una diligente consultazione, fu negata al sommo pontefice, sotto colore della pace e della amicizia che la città aveva con messer Bernabò. La quale risposta offese il papa e lo imperadore: e mancando loro il fondamento, non poterono edificarvi su alcuna cosa di sodo. Il perchè lo imperadore, che aveva incominciato con grande movimento a fare la guerra a messer Bernabò, non molto di poi fuori d'ogni speranza fece con lui pace, e lasciato grande parte dello esercito, deliberò d'andare a Roma.
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