Era in quel tempo al governo di Pisa Giovanni Agnello: il quale, andando a Lucca a visitare Carlo imperadore, in quel luogo, per un certo caso, si ruppe una coscia. E essendo portata a Pisa questa novella, levarono il romore alcuni per speranza, alcuni per paura, e tutta la città fu in arme: e la parte contraria essendo superiore, fu cagione che messer Piero Gambacorti, il quale insino a quel dì era stato in esilio, ritornasse dentro al governo della repubblica.
Nella città di Siena ancora, in questo medesimo tempo, furono grandissimi movimenti, e varie cacciate e fuggite de' cittadini. Carlo in queste turbazioni se n'andò a Roma, e soprastette nella città alquanti dì, per conferire colla santità del papa alcune cose segrete, per le quali era venuto; e finalmente, quelle composte, se ne tornò a Siena: e essendo in quella città, venne loro sospetto, che non volesse dare quella terra ad altri. E pertanto, levato il popolo a romore, poco mancò che non vi fu oppressato. Il perchè, perduti alcuni de' suoi, se n'andò a Lucca, di poi passò in Lombardia, e ultimamente nella Magna.
Dopo la partita di Carlo, gli usciti di San Miniato, già molto innanzi prese alcune castella, facevano guerra a quella terra. Era dentro una compagnia di gente tedesca dello esercito di Carlo, e con loro i terrazzani della parte avversa: ma gli usciti si fidavano nel favore e forze del popolo fiorentino. La qual cosa vedendo gli avversarj, rifuggirono a messer Bernabò, domandando l'ajuto suo, e sì gli dettero la terra.
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