Era stato il pontificato nelle mani de' Franceschi continuamente, da Clemente sesto insino allora. Questi tali, mandando di Francia legati, governavano per Italia le città sottoposte alla chiesa romana. La loro signoria era altiera e quasi intollerabile: e non solamente le città della chiesa, ma ancora quelle che erano chiamate libere volevano sottomettere. I loro governi e apparati erano non di pace, ma di guerra: e Italia si trovava già piena di gente oltramontana. Le fortezze in molti luoghi edificate per le città libere con grandissima spesa, dimostrarono non libertà, ma più tosto una sforzata e misera servitù de' popoli. Loro erano invidiati da tutti i sudditi, e a' vicini sospetti. Essendo questa condizione nelle cose d'Italia, e la potenza de' legati assai dilatata e temuta, i Fiorentini, benchè si trovassero in gran suspizione, nientedimeno osservavano la pace e la lega col pontefice.
Sopravenne in questo tempo, che la città ebbe piccola ricolta di frumento, e (come accade nelle città popolose) crebbe tanto la carestia, che a fatica la moltitudine fiorentina si poteva sostentare. Queste difficoltà erano note al legato che teneva Bologna: perocchè era stato richiesto per l'amicizia e confederazione commune, che desse licenza alla tratta del grano, e lui l'aveva negata. In questa tanta difficoltà e pericolo, restava solamente una speranza delle nuove ricolte, che già incominciavano a appressarsi, quando sopravenne la gente del legato mandata in quel di Firenze, per chiudere le vie e tôrre ogni speranza della ricolta prossima.
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