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      I primi di tutti furono quelli di Città di Castello, che mossi da loro, si levarono contro a' governatori, per uscire del giogo della servitù. Era in quella città non piccolo numero di gente alla guardia: e nientedimeno gli uomini di Castello, prese l'armi, assaltarono costoro, e morti che n'ebbero alquanti, ributtarono il resto nella fortezza. E in quella medesima notte comparirono gli ajuti del popolo fiorentino, li quali insieme co' cittadini assediando e combattendo il cassero, in pochi dì lo strinsero all'accordo.
     
      Il legato che governava Perugia, come sentì quelli di Castello essere ribellati, e nientedimeno le fortezze tenersi da' suoi, subitamente, per ricuperare quella città, vi mandò le genti al soccorso. La qual cosa vedendo i Perugini, presero animo per la partita delle genti, e subitamente si levarono in arme contro al legato, e una forte rôcca che era stata edificata da lui nella città assediarono. E ancora a costoro similmente con prestezza furono mandati li ajuti da' Fiorentini: e benchè la ossidione fusse lunga, nientedimeno ricuperarono pure all'ultimo la libertà. Seguì di poi la ribellione di Spoleto, di Todi, d'Agobio e di Forlì, e d'Ascoli nella Marca e di Viterbo in Toscana, in modo che non è persona che si ricordi simile ruina. Ma la cagione di tanto subito e repentino disordine fu la mala signoria e li animi de' popoli desiderosi di riducersi in libertà, come prima vedevano l'occasione. E certamente l'ambizione de' cherici francesi era intollerabile: i quali in luogo di servi avevano le città italiane, e non si curavano tenere con grazia gli animi degli uomini, ma colle fortezze e colle mura.


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Istoria fiorentina
di Leonardo Bruni
Le Monnier Firenze
1861 pagine 852

   





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