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      E poi osate dire d'essere figliuoli della chiesa romana: e non intendete questo essere tanto contro di voi, quanto egli è più grave che il figliuolo metta le mani addosso al padre che lo strano. Voi v'ingegnate recare invidia a' governatori, e dite in loro incarico, che egli hanno fatto le fortezze in ogni città secondo l'uso de' tiranni: in ultimo ogni colpa della ribellione riferite a essi governatori. Principalmente, quanto appartiene alle fortezze, noi non le loderemmo, se i popoli si governassero continuamente con ragione: ma come i cavalli per l'ozio e per la abbondanza del cibo diventano spiacevoli, così i popoli alle volte per la dolcezza insuperbiscono, e hanno bisogno delle fortezze che sieno in loro freno. Noi confessiamo, che ogni legittimo governo è ordinato per utilità de' popoli che sono governati: e tale diciamo essere il nostro, perchè noi non siamo tiranni, nè vogliamo essere; e nientedimeno crediamo le fortezze appartenere alla salute e utilità de' popoli, perchè vivano quieti, e acciocchè gli uomini audaci e leggieri, che ne sono piene le città, non ardiscano suscitare cose nuove contro alla volontà de' buoni. Ma della colpa che voi referite a' governatori, assai ci è manifesto che non s'è ribellato popolo alcuno, prima che indotto dalle vostre persuasioni e promesse, in tal forma che a voi si può imputare la cagione, e non a' nostri governatori. Finalmente con grande compassione vi doleste della calamità di Faenza, come se quel disordine non fusse nato per la ribellione di Bologna: perocchè gli Inglesi non avrebbero mai occupato Faenza, se Bologna fosse stata ferma nella fede.


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Istoria fiorentina
di Leonardo Bruni
Le Monnier Firenze
1861 pagine 852

   





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